Archives 29 Dicembre 2019

Francesco Venerucci

Note di Copertina di Gerlando Gatto

Una squisita sensibilità non solo musicale, una solida preparazione dal punto di vista sia esecutivo sia compositivo, l’assoluta propensione a mettersi sempre a servizio della musica e non viceversa: queste la caratteristiche fondamentali che fanno di Francesco Venerucci un musicista completo, raffinato, in grado di misurarsi con efficacia tanto su partiture classiche quanto su pagine che fanno dell’improvvisazione la cifra saliente.
In questo ultimo album Venerucci ha composto e arrangiato nove brani per un ensemble di 10 elementi (quintetto jazz e quintetto d’archi) alla ricerca di quel sound particolare che contraddistingue oramai tutte le sue produzioni, un sound come risultato di una ricerca estetica complessiva che, non a caso, pone al suo centro il delicato e fecondo rapporto fra composizione ed improvvisazione.
Di qui una ricca tavolozza timbrica declinata attraverso colori, sapori, ritmi i più variegati che vanno dal blues al tango, dallo swing all’afro sempre con un linguaggio pertinente e mai banale.

A conferma di quella sensibilità cui in apertura si faceva riferimento, alcuni brani fanno esplicito riferimento al periodo in cui il CD è stato concepito: così ‘Red Moon’ è stata scritta nei giorni intorno alla famosa eclissi del 27 luglio e ‘August 14th’è un omaggio alla città di Genova, ferita dal tragico crollo del ponte Morandi.

Il progetto vede, oltre Venerucci al pianoforte, la partecipazione del grande sassofonista americano Dave Liebman (già compagno d’avventura di Venerucci nel cd ‘Early Afternoon’), del trombettista spagnolo Ricardo Formoso e della ritmica composta da due amici sardi, Tancredi Emmi contrabbasso e Bruno Tagliasacchi Masia batteria; in un solo brano (‘Gare de l’est’) Gianni Iorio al bandoneon. A questi musicisti di impronta chiaramente jazzistica, si aggiunge “I suoni del Lago String Quintet” con Riccardo Bonaccini 1 violino, Loreto Gismondi 2 violino, Achille Taddeo viola, Ernesto Tretola Violoncello e Piero Cardarelli contrabbasso.

Sarebbe quasi inutile sottolinearlo, ma l’apporto di Liebman si rivela ancora una volta particolarmente importante. Considerato ben a ragione uno dei massimi esponenti del ‘sassofonismo’ jazz di questi ultimi anni, Liebman vanta un curriculum di altissimo profilo, avendo collaborato con tutti i grandi del jazz da Miles a Elvin Jones, da Chick Corea a McTyner, ed essendo altresì perfettamente in grado di affrontare il repertorio hardbop degli Anni ‘50 e ’60 con incursioni nella musica odierna. Il tutto grazie ad un eloquio, un fraseggio che, in questa occasione, si sposa perfettamente con l’arte pianistica del leader.
I due dialogano ora su trame sognanti, oniriche (come nella title track che apre l’album con un convincente Liebman al flauto), ora su tempi più mossi come in ‘Red Moon’ caratterizzato da una bella linea melodica ben disegnata da Ricardo Formoso, ora su cullanti tempi dispari (‘Blue Indigo’) in cui la capacità di Venerucci di sposare linguaggi jazzistici con atmosfere cameristiche si evidenzia con semplicità e chiarezza, ora su ritmi vagamente tangheri (‘Gare de l’est’) con il decisivo apporto di Gianni Iorio al bandoneon in sostituzione del trombettista spagnolo.

Raccolto e dolente il clima che si respira in ‘August14th’ e non potrebbe essere altrimenti vista la vicenda che ha ispirato il brano e cui abbiamo già fatto riferimento.
L’album si chiude con ‘A Jazz March’ un pezzo, come recita il titolo, sicuramente ascrivibile al “Jazz” senza se e senza ma, impreziosito da centrati assolo dei fiati e del leader.

Insomma un album godibile dal primo all’ultimo istante per cui non mi resta altro che augurarvi un buon ascolto.